Diciamolo subito, il lungo termine di GFS fa paura. Fa paura perché disegna un cambiamento radicale rispetto all’inverno e alla circolazione atmosferica prevalente visti fino ad ora, con le condizioni più favorevoli non solo per una ripresa in grande stile dell’inverno ma per la concretizzazione di nevicate al piano laddove non ci sono state fino ad oggi, al nord, e per la comparsa addirittura del gelo, quello vero, sull’Europa. Inutile dire che una previsione del genere non può che fare riferimento al potente stratwarming presente in queste ore in stratosfera che sembrerebbe determinare non solo la esplosione del VP in più parti ma delle condizioni per il concretizzarsi di uno degli schemi più penalizzanti per il sud Europa: lo SCANDINAVIAN PATTERN. Vediamo insieme questa configurazione vista da GFS  e cerchiamo di spiegarla.

Appaiono evidenti due cose: la prima è il flusso Atlantico determinato dall’ellittizzazione del VP con vorticita’ principali sul Canada, la seconda è la formazione di una alta pressione polare in zona siberiana probabilmente frutto del warming stratosferico di queste ore. Il risultato di ciò è la formazione di una cellula di alta pressione sulla Scandinavia che convoglierebbe aria continentale russa verso i Balcani che andrebbe ad interagire con l’aria umida del flusso Atlantico. Praticamente la migliore configurazione per neve al centro nord, il cosiddetto SCANDINAVIAN PATTERN. Ma non è finita qui. L’isolamento di un nucleo gelido, figlio della disgregazione del VP in Russia, darebbe presto vita ad una termicizzazione dell’alta siberiana con l’espansione verso ovest dell’anticiclone russo. Vediamolo, non tanto per la sua possibile realizzazione, al momento scarsamente probabile, ma per motivi, diremo, didattici. Non si vede infatti spesso una carta così bella per spiegare cosa sia l’anticiclone russo.

Guardate da voi l’alta pressione in zona russa 1040 Hpa, guardate i bassi geopotenziali a 500 Hpa e soprattutto guardate le isoterme a 850 Hpa in zona russa. Inutile dire che la depressione sull’Italia nel suo spostamento verso est risucchierebbe verso il cuore del Mediterraneo il gelo russo con conseguenza nevose di importante entità. Siccome non siamo abituati a dare falsi allarmi, diremo e sottolineeremo che le probabilità di realizzazione di uno schema di questo tipo sono ancora basse, ma possiamo certamente confermare che la svolta atlantica pone inizio ad una nuova fase dell’inverno dai risvolti ancora tutti da vedere. Seguiteci: febbraio storicamente e’ il mese più crudo dell’inverno per il clima italiano, le premesse perché ciò si confermi quest’anno ci sono tutte.